giovedì 26 giugno 2014

Una notte torinese..



Lucas è dentro una notte torinese. Una delle tante, ormai. Il caldo scivola tra le mura dell’edificio, avvolge le pareti, i pavimenti, il mobilio e s’insinua nei corpi di coloro che sognano. Improvvisamente nel mondo onirico di Lucas, rifugiato in una piscina naturale tra i boschi, irrompe una voce lapidaria, metallica, che lo invita a mantenere la calma, abbandonare l’edificio, utilizzando le uscite di sicurezza. 

Adesso Lucas è sveglio, strappato ai suoi sogni. Si alza, in compagnia di quella voce, che non cessa di molestarlo, riecheggiando nel suo appartamento. Anche Sofia ora è sveglia. Gli occhi di Lucas si adagiano, assonnati, sulla sua amata. All’unisono i due seguono quella voce, accompagnata da quel suono così familiare, che tutti conosciamo, e categoricamente ignoriamo, degli allarmi.
I due si affacciano alla finestra, scrutano la strada, intravedono un vicino. Si parlano. Capiscono. Il pericolo è nel palazzo, anche  se non si intravedono tracce. Lucas assonnato e non spaventato svogliatamente chiama la polizia e i pompieri. Con la lentezza poco adatta a tali situazioni Lucas e Sofia si vestono, prendono i propri cellulari e attraversano la soglia dell’appartamento. Nel corridoio un piccolo sole rosso che lampeggia, un rumore assordante (https://www.youtube.com/watch?v=OK5tWL2ICYs). La coppia incrocia due vicini, anch’essi poco intimoriti, e i suoi due cani.  I quattro discutono, pacatamente, visibilmente assonnati, sulla migliore via di fuga da utilizzare. Decidono che le scale siano adeguate, mentre la voce dell’allarme (qui di seguito anche solo la “Voce”) insiste che l’edificio venga abbandonato, naturalmente senza panico.

Inizia la discesa. Lucas, per un momento, pensa di sognare ancora. E’ tutto così strano. La sua attenzione si sofferma su uno dei due cani, che fa la spola tra i suoi due padroni, quello più avanti e quello più indietro. Intravede in quell’animale molta più umanità, dedizione, amore che in tanti altri esseri umani. Poi volge il suo sguardo verso Sofia. Comprende di amarla alla follia e di essere parimenti amato. Respira l’aria di quell’atmosfera surreale, sorride, dentro di sé. “Dove sarebbe il senso, senza di te, Sofia?” i suoi pensieri volano, come nuvole trasportate dal vento, mentre il tempo si ferma: “Ti ho aspettato, attraverso tutte queste vite, cercandoti in ognuna di esse. Ora sei qui, vicino a me. Mi hai insegnato ad amare, lo abbiamo imparato insieme. E adesso fluiamo nella vita, senza più paura, perché siamo consapevoli che “noi” è più importante di “io”, che insieme diveniamo qualcosa di più…”. Le scale sono finite, la piccola compagnia dell’anello ha raggiunto la strada. Si ricongiungono altri vicini. Pochi. Poi il suono delle sirene, i pompieri, la polizia e poi.. accade qualcosa. 

Accade che questo racconto, narrato in terza persona, ora diventa mio. Mio di Lucas. Il narratore è interessante. Lui però non può parlare con voi, io posso farlo. Questo pezzo è mio. Sarei curioso, invero, di sapere se siete più curiosi di me, o della storia. Mi spiego meglio: sono anch’io un personaggio fittizio? O sono reale? Come sono vestito? Sono brutto, bello, intelligente? So amare? Che lavoro faccio? Ma soprattutto, ditemi, cosa è REALE? Siete davvero così certi di saperlo? At any rate, I come back to my tale. Mi pare di rammentare che fossimo fermi alla compagnia dell’anello dei vicini, degli Elfi pompieri e i cavalieri poliziotti. Si, eccoci qua. Tutti insieme. Uniti. Perché abbiamo uno scopo comune. Far tacere la Voce. In fin dei conti, non siamo attaccati da nessuno. Il palazzo non brucia, non è esploso e quindi nemmeno la pattuglia della Digos che attraversa la via nel cuore di una notte torinese, si unisce alla compagnia di eroi. Rimaniamo solo noi, gli elfi pompieri, i poliziotti cavalieri, Lucas Aragorn, Sofia Arwen e gli altri. Gli elfi pompieri con la nota perizia che li rende amati individuano la Voce-occhio di Mordor,. Io intanto penso che quando gli esseri umani combattono per un fine comune riescono a capirsi, a volersi bene, a fare gli esseri umani, insomma. Come quel cane, sulle scale, Raja, umano più degli umani.


E mentre io pensavo abbiamo sconfitto la Voce. Gli elfi pompieri, protetti dai cavalieri poliziotti l’hanno trovata e neutralizzata. Abbiamo restituito il silenzio ad una notte torinese. Una delle tante, ormai, per me. Sono stato restituito alle braccia di Morfeo, mentre la mia mano intrecciava quella della mia principessa. E dal mio sogno, protetto dagli alberi della montagna, sorrido fiducioso, pensando che un giorno, tutti gli uomini vivranno con il medesimo spirito che animava quel cane su quelle scale, consapevoli che, senza amore, non siamo niente.

-Raffaele Ranieri - tutti i diritti riservati

domenica 22 dicembre 2013

Babbo Natale



Oggi è il 24 dicembre 2029, ore 23.59, meno o quasi.

Non ho mai imparato a scrivere. Scrivere è come dipingere, solo che lo fai con le parole. Adesso ci sono le scuole che ti insegnano a farlo. Paghi migliaia di euro, puoi dire che ti sei diplomato in una scuola dove ti insegnano a scrivere, ma continui a non saperlo fare e nessuno pubblica i tuoi pezzi.

La forma si impara, la tecnica si acquisisce, la capacità di suonare con le corde dell’anima degli animi degli esseri viventi è un dono del cielo.

Ho appena litigato con Babbo Natale, quello vero intendo. Porta i regali solo a chi gli crede.

Babbo Natale salta nel tempo, è buono e ubiquo, così riesce a portare i regali a tutti, ovvero ormai a nessuno, perché nessuno gli crede.

Io invece non so scrivere senza musica. E non ti azzardare a leggermi senza.


Però so volare. So viaggiare tra cinque dimensioni, so piangere, emozionarmi.

Qualcuno per caso è capace di piangere? Non è mica così semplice.

Io so credere. Ho l’incommensurabile difetto di non smettere mai di farlo, contro tutti e contro tutto. Distruggimi 1000 volte e io risorgerò 1001.

I guerrieri della luce e i principi a volte leggono i fumetti, lavorano nel posto sbagliato e sanno piangere. Sanno credere.

Babbo Natale vuole premiare solo chi crede. Per questo abbiamo litigato.

Ho litigato con Babbo Natale perché so credere. Gli ho detto che i regali si portano a tutti, anche a chi non crede, anche ai grandi che pensano di sapere tutto, soprattutto a quelli che pensano di sapere tutto, che giudicano tutto e tutti, senza mai esitare, senza mai dubitare, dall’alto del loro mondo di cartapesta fatto di immutabili certezze, senza colori e senza musica.

Ho detto a Santa Claus che li porto io i regali a quelli li. Lui li porta a chi crede, io a chi non crede. Lui dice che spreco il mio tempo, che tanto è inutile, che queste persone mi faranno soffrire, che faranno soffrire il mondo e io non salverò nessuno.

Io so volare. Parlo con Babbo Natale, qualche volta anche con le sue renne. So piangere, ridere, sento i colori e vedo la musica.

Io porterò i regali a chi non crede perché possa credere. Porterò i regali a chi sa tutto perché possa dubitare, a chi non sa piangere per gli altri perché possa gustare il sapore amaro delle lacrime, perché veda i colori dell’amore e l’infinità divina dell’esistenza.

Babbo Natale dice che mi faranno male. Per 1000 volte che mi distruggeranno io risorgerò 1002. E non vi azzardate a lasciare la vostra vita senza musica.

Raffaele Ranieri – tutti i diritti riservati

mercoledì 25 settembre 2013

Diario Vero della Vita



Sono nata italiana nel 1929, a Gorizia. Le guerre hanno poi deciso la mia nazionalità.

Sono scappata a Buenos Aires, ho ballato il tango per alcuni anni.

Ho sposato mio marito e sono tornata Italiana, milanese, per la precisione.

Il 24 ottobre compio 83 anni.

Non ho più la macchina, mi hanno tolto la patente, dicono che sono troppo vecchia per guidare.

Vedo poco e non sento da un orecchio.

Il mio cuore è rammendato.

E poi la mia schiena, le vertebre rotte.

Non conto più i dolori che ho, la mia povera testa ischemica rotola. Le mie gambe cedono, il bastone le regge, quando io ho la forza di reggere il bastone.

Grazie a Dio mi faccio da mangiare e pulisco la casa, sin dove posso.

Veglio sui miei amati fiori, che piangono senza lacrime quando soffrono, come me.

Le pareti della mia casa restano in silenzio, come me; così passano i giorni, le mattine, i pomeriggi, le notti.

So che un giorno non aprirò più gli occhi, sono oramai in cima alla montagna: quando questo accadrà, mi piace immaginare che nel cielo si aprirà un cancello, che è sempre stato lì, invisibile agli occhi dei più.

Dall'alto, con il cuore appesantito dalle traversie della vita e guarito dal potere della luce, guarderò giù sorridendo, con l'amore di una bisnonna e, se mi sarà concesso, aiuterò chi di dovere a portare più sorrisi in quel pianeta in cui una volta ho vissuto anch'io.

Raffaele Ranieri - tutti i diritti riservati-

giovedì 19 settembre 2013

La casa tra i boschi



Il mio bisnonno ha costruito una casa di pietra tra le montagne che accarezzano l'Isonzo, un fiume meravigliosamente turchese che si intravede dall'alto.

E' un grande casale di contadini, una volta con pietre ben visibili, avvolto da frutteti e alberi, che per me,

piccol infante che un tempo lontano respirava il profumo di quella magica terra, sono sempre stati li.

I miei ricordi sono profumati, colorati, riempiono la mia mente agitata di quiete.

La mia nonna ha reso quella casa diversa, le pietre ora sono invisibili, qualche piccola cosa è cambiata, ma lei mantiene invariata la sua magia.

La porta è sempre aperta, nessuno ti farà del male, nè entrerà nella tua dimora se non per portare frutta, miele, sorrisi e la felicità di chi non ha nulla se non il suo senso di appartenenza alla terra.

L'ultima volta era fine maggio, di qualche anno fa. La sera sentivi sulla tua pelle il freddo di una primavera non ancora giunta.

Mi sdraiavo in mezzo all'erba, e la mia anima diveniva una con cielo disegnato di stelle.

Nei boschi vicini abitano folletti e fate, c'è magia, quella vera, che non viene venduta, né insegnata, solo concessa ai puri, come un dono, di una forza invisibile, che sfugge alla nostra mente.

Io immagino me stesso lì, con una donna speciale, mia sposa, dei bimbi meravigliosi, in equilibrio con la natura.

Non penso a null'altro, a come e perché. So che una volta che sarò lì, in qualche modo, tutto andrà nella sola direzione in cui è concesso andare, che porta alla riunificazione dell'uomo alla terra, a cui intimamente appartiene.

Raffaele Ranieri - tutti i diritti riservati


domenica 7 ottobre 2012

ANDANTE in ¾




Una NUVOLA volteggia nell’Oceano
il vento la sospinge

Moto immobile
Della dimenticanza

Era l’inizio che non andava dimenticato
Così perdemmo la sorgente

ALEPH
E poi sette pianeti divengono uno
Perché il segreto è nel tempo

Qui nell’illusione che tu sarai ora
Mentre il cielo si nutre d’assenzio
Amaro il sapore della Luna

Nel vuoto dell’amore ho finalmente dimenticato chi sono

Raffaele RANIERI –tutti i diritti riservati-

martedì 25 settembre 2012

IL SOGNO DI LEYLAN (Regina della fate)




Musica, ad infinitum: Yann Tiersen, Le Vaise d’Amelie


Il principe.
Io..posso sentirlo.
Prigioniero di un nuovo sogno.
L’illusione di un amore. Pallidi riflessi.

Principe, mio signore, chi sei tu davvero? e…..

COSA è DAVVERO: L’AMORE

????????????

 

Sono Leylan, Regina delle fate.

Creatura che da equilibrio a questo mondo, condannata all’oblio, donata alla solitudine.

Condannata a non poter amare. Non mi è concesso conoscere l’amore.

Principe, principe prigioniero, che insegui illusioni perfette, colei che ti ama è qua.

PRINCIPE, PUOI SENTIRMIIIIIIII?????

No. Tu non puoi.
Perché davvero non lo desideri.
Dunque io sono destinata a essere una fiaba.

Questa

è una

fairy tale?


Ditemi, voi che ora mi ascoltate, sono io reale? O sono un sogno, il sogno di qualcuno?

Io, per voi…. Esisto??
Io lo avverto. Almeno per la maggioranza di voi.

 

..IO SONO SOLO…

UN’ILLUSIONE


E voi lo date per certo davvero. Ma cosa, cosa vi da questa granitica, lapidaria certezza?

COSA è DAVVERO Reale?

E se adesso ti toccassi, sfiorassi delicatamente il tuo viso? Se mi manifestassi a te? Cosa penseresti? FOLLIA? Allucinazioni? Suggestione? Via dimmi, cosa è…..

REALE

?
Principe amore mio,
non temere questa magia
questo sogno è solo alchimia.

Principe amore mio,
risveglia il tuo cuore,
che questa tragedia riveli il tuo amore.

Ma dove mi trovo dunque? E tu? Tu che mi scruti incredulo dal tuo mondo di immutabili certezze e indicibili atrocità, chi sei?
Perché ciò che da Leylan è pensato diviene inchiostro?

TU.

Chi
SEI
?????????????????????????

Ebbene. Non rispondere se lo desideri.
Non razional risposta è necessaria. Quante, quante cose non comprendi in verità straniero?

Rinuncia alla comprensione

In essa non vi è rivelazione

Dunque rispondimi. Trasforma tutto questo. Tu sei parte di esso.

SALVA

Salva il mio principe.

MUTA

Cambia il mio destino.

DONA


Concedi a questa principessa il dono dell’amore.

Rammenta straniero:

TUTTO

DIPENDE
Da
TE

Credi nel sogno, nella magia e nell’alchimia

Questa è una fiaba non solo follia.

In questo universo fatato di sogni e illusioni, se lo desideri, troverai la verità, e a Leylan sarà concesso di amare,

PER SEMPRE


-E’ GIUNTO IL TEMPO DI SVEGLIARSI-


Capitolo tratto da "Il principe prigioniero"  © Raffaele Ranieri, foto di Riccardo Ranieri

domenica 23 settembre 2012

Il principe costruisce un sogno...



Ieri sera ero con me. Respiravo la notte. Le fate mi danzavano intorno. 

I folletti rumoreggiavano-. Ognuno nella sua lingua.
Nessuno voleva che io dormissi. Volevano che sognassi.

Allora l’ho fatto. Ma da principe prigioniero.

Sono apparso.

Il posto era insignificante.  Un paese. Strade illuminate da timidi lampioni, poi avvolte dalle tenebre.

l silenzioso era meraviglioso però. E anche lei era meravigliosa.

Con i suoi occhi color della notte  e labbra petali delicati. I suoi capelli risplendevano nell’oscurità  ed erano luce.
Il suo odore permeava il silenzio, e la strada che percorrevamo scivolava sopra di noi.

Eravamo incerti nello scrutarci, nell’abbandonarci l’uno all’altra. Tra di noi un muro invisibile, di paure e di timori, paura che tutto potesse essere reale, che quello non fosse solo un sogno.

Le nostre parole si infrangevano invano contro l’invalicabile, ma le nostre anime si parlavano, senza che noi ce ne accorgessimo.

Eravamo oltre l’infinito, senza saperlo. I nostri corpi, le nostre menti tuttavia ci impedivano di essere lì, oltre.

E la nostra notte giungeva al termine, intensa, indimenticabile, tuttavia ancora priva di magia.

Ma poi tu mi hai baciato. E noi finalmente abbiamo fatto l’amore. I nostri corpi hanno perso consistenza.

Noi non c’eravamo più. Nulla aveva più senso.

La principessa e il principe avevano colto finalmente il segreto, con coraggio hanno volato nell’oceano dell’anima.

Ma solo per un istante. Per una notte.
E così sono tornato.
Dove?
In fondo lo sapete tutti