“E poi un giorno ho capito che
anch’io potevo amare davvero, perché l'amore era così dentro il mio cuore da
non esistere più nella mia mente, l'amore non esisteva più, perché io stesso
ero Amore”.
Alexander penetra nelle
profondità di queste parole. Scruta la copertina del libro che legge, una
scritta “Il principe prigioniero”, e un’immagine, di un principe, un
viaggiatore, con occhi di fuoco e lo sguardo segnato da un profondo senso di
solitudine, una solitudine volontaria.
“L’amore esiste? No, non nella
mia vita. Non per una donna.
Ho sognato di essere una stella.
E di brillare sempre su di te, nei secoli dei secoli, dovunque tu andrai, con
chiunque tu sarai, qualunque cosa tu farai. Io ti avrei amato. Per sempre.
Perché “per sempre” esiste, vero?
No. Non per me.
Avrei voluto essere un albero.
Come gli alberi ti avrei dato riparo dalla pioggia, ristoro dalla calura del
sole, nutrito con i miei frutti, dato colore alla tua stanza con i miei fiori,
asciugato le tue lacrime nei momenti di sconforto che la vita dona a tutti,
lasciando un senso di pace nel tuo cuore ogni qualvolta mi avresti abbracciato.
Ti ho visto con un altro. E ho
pensato che forse eri felice.
Il mio cuore non era d’accordo. E
ho pensato che non potremo mai esserlo, felici intendo, lontani l’una dall’altro.
Ma tu corri Chiara, e non ti
fermi mai. Nemmeno per ascoltare il tuo cuore.
Hai preferito pensare che noi non
ci amassimo. Hai forse pensato che l’amore deve essere come quello che Walt
Disney ci ha raccontato in Cenerentola, o in Biancaneve.
Ma lo zio Walt, di proposito, non
ci ha concesso di vedere Cenerentola che si lamenta perché il principe è
disordinato, o il principe che protesta perché Cenerentola quando lui torna a
casa dal lavoro (si anche i principi lavorano, se non altro per non annoiarsi)
lei è sempre vestita da zitella.
Cos’è l’amore Chiara? Io non lo
so. Non lo so più.
So solo che mi ricordo le tue faccine buffe, i tuoi scherzi,
le tue tenerezze, non posso dimenticare tutte le cose che solo io potevo
vedere, quello da cui tutto il mondo stava fuori. Loro potevano contemplare i
tuoi meravigliosi occhi, il tuo sorriso, capace di addolcire persino il più
duro dei cuori, o rimanere ammaliati innanzi alla geometria perfetta delle tue
forme. Non possono però vedere
dentro il tuo cuore, e sbirciare, come un bambino pieno di curiosità ed
entusiasmo in quella piccola stanzetta, dove tu eri imprescindibilmente te
stessa.
Ma tu hai avuto paura, e hai
deciso di chiudere quella stanza, e di dimenticarti dove hai messo la chiave che la apre.
E ora mi manchi Chiara. Vorrei
non piangere. Le mie lacrime sono così amare, sai?
Perché?
Io non so cos’è bene l’amore. Non
ne so parlare.
Ma nel mio cuore sento che, senza
amore, l’universo intero smetterebbe di muoversi”.
- Raffaele Ranieri – tutti i
diritti riservati