Lucas
è dentro una notte torinese. Una delle tante, ormai. Il caldo scivola tra le
mura dell’edificio, avvolge le pareti, i pavimenti, il mobilio e s’insinua nei
corpi di coloro che sognano. Improvvisamente nel mondo onirico di Lucas,
rifugiato in una piscina naturale tra i boschi, irrompe una voce lapidaria,
metallica, che lo invita a mantenere la calma, abbandonare l’edificio, utilizzando
le uscite di sicurezza.
Adesso Lucas è sveglio, strappato ai suoi sogni. Si
alza, in compagnia di quella voce, che non cessa di molestarlo, riecheggiando
nel suo appartamento. Anche Sofia ora è sveglia. Gli occhi di Lucas si
adagiano, assonnati, sulla sua amata. All’unisono i due seguono quella voce,
accompagnata da quel suono così familiare, che tutti conosciamo, e
categoricamente ignoriamo, degli allarmi.
I
due si affacciano alla finestra, scrutano la strada, intravedono un vicino. Si
parlano. Capiscono. Il pericolo è nel palazzo, anche se non si intravedono tracce. Lucas assonnato
e non spaventato svogliatamente chiama la polizia e i pompieri. Con la lentezza
poco adatta a tali situazioni Lucas e Sofia si vestono, prendono i propri
cellulari e attraversano la soglia dell’appartamento. Nel corridoio un piccolo
sole rosso che lampeggia, un rumore assordante (https://www.youtube.com/watch?v=OK5tWL2ICYs).
La coppia incrocia due vicini, anch’essi poco intimoriti, e i suoi due cani. I quattro discutono, pacatamente, visibilmente
assonnati, sulla migliore via di fuga da utilizzare. Decidono che le scale
siano adeguate, mentre la voce dell’allarme (qui di seguito anche solo la “Voce”)
insiste che l’edificio venga abbandonato, naturalmente senza panico.
Inizia
la discesa. Lucas, per un momento, pensa di sognare ancora. E’ tutto così
strano. La sua attenzione si sofferma su uno dei due cani, che fa la spola tra
i suoi due padroni, quello più avanti e quello più indietro. Intravede in quell’animale
molta più umanità, dedizione, amore che in tanti altri esseri umani. Poi volge
il suo sguardo verso Sofia. Comprende di amarla alla follia e di essere
parimenti amato. Respira l’aria di quell’atmosfera surreale, sorride, dentro di
sé. “Dove sarebbe il senso, senza di te, Sofia?” i suoi pensieri volano, come
nuvole trasportate dal vento, mentre il tempo si ferma: “Ti ho aspettato,
attraverso tutte queste vite, cercandoti in ognuna di esse. Ora sei qui, vicino
a me. Mi hai insegnato ad amare, lo abbiamo imparato insieme. E adesso fluiamo
nella vita, senza più paura, perché siamo consapevoli che “noi” è più
importante di “io”, che insieme diveniamo qualcosa di più…”. Le scale sono
finite, la piccola compagnia dell’anello ha raggiunto la strada. Si
ricongiungono altri vicini. Pochi. Poi il suono delle sirene, i pompieri, la
polizia e poi.. accade qualcosa.
Accade che questo racconto, narrato in terza
persona, ora diventa mio. Mio di Lucas. Il narratore è interessante. Lui però
non può parlare con voi, io posso farlo. Questo pezzo è mio. Sarei curioso, invero,
di sapere se siete più curiosi di me, o della storia. Mi spiego meglio: sono
anch’io un personaggio fittizio? O sono reale? Come sono vestito? Sono brutto,
bello, intelligente? So amare? Che lavoro faccio? Ma soprattutto, ditemi, cosa
è REALE? Siete davvero così certi di saperlo? At any rate, I come back to my
tale. Mi pare di rammentare che fossimo fermi alla compagnia dell’anello dei
vicini, degli Elfi pompieri e i cavalieri poliziotti. Si, eccoci qua. Tutti
insieme. Uniti. Perché abbiamo uno scopo comune. Far tacere la Voce. In fin dei
conti, non siamo attaccati da nessuno. Il palazzo non brucia, non è esploso e
quindi nemmeno la pattuglia della Digos che attraversa la via nel cuore di una
notte torinese, si unisce alla compagnia di eroi. Rimaniamo solo noi, gli elfi
pompieri, i poliziotti cavalieri, Lucas Aragorn, Sofia Arwen e gli altri. Gli
elfi pompieri con la nota perizia che li rende amati individuano la Voce-occhio
di Mordor,. Io intanto penso che quando gli esseri umani combattono per un fine
comune riescono a capirsi, a volersi bene, a fare gli esseri umani, insomma.
Come quel cane, sulle scale, Raja, umano più degli umani.
E
mentre io pensavo abbiamo sconfitto la Voce. Gli elfi pompieri, protetti dai
cavalieri poliziotti l’hanno trovata e neutralizzata. Abbiamo restituito il
silenzio ad una notte torinese. Una delle tante, ormai, per me. Sono stato
restituito alle braccia di Morfeo, mentre la mia mano intrecciava quella della
mia principessa. E dal mio sogno, protetto dagli alberi della montagna, sorrido
fiducioso, pensando che un giorno, tutti gli uomini vivranno con il medesimo
spirito che animava quel cane su quelle scale, consapevoli che, senza amore,
non siamo niente.
-Raffaele Ranieri - tutti i diritti riservati