Ho imparato ad
ascoltare il silenzio, sino a odiarlo. Ho letto tanti stupidi e inutili libri,
per capire con grande e ingiustificabile ritardo che tutta la saggezza del
mondo sta in realtà dentro un granello di sabbia.
Ho avuto così tanta
paura di me stesso che sono scappato.
Ho provato a
nascondermi in tutti gli angoli della terra, a rendermi irriconoscibile
parlando e imparando le lingue più strane, mangiando cibi profondamente diversi
da ciò cui sono sempre stato abituato. Ho pensato diversamente, ho voluto cose
diverse, ho avuto desideri diversi, passioni antitetiche.
Non ho mai capito
che non potevo scappare da me stesso. Ovunque andassi, qualunque cosa facessi,
io ero sempre lì.
Eppure mi sono
quasi ingannato, mi ero quasi convinto di avercela fatta, di non essere me.
Si, mi ero bevuto
tutte quelle sciocchezze inventate per scappare, per uscire da noi, perché la
verità è che siamo terrorizzati della vita, abbiamo paura della morte,
ma la verità è che non sappiamo nulla, non sappiamo perché viviamo, però
abbiamo paura di morire, forte, vero?
E intanto pensiamo,
meditiamo, leggiamo quintali di inutili parole e ci convinciamo che siano saggezza
immutabile, e ci convinciamo anche allora che noi siamo diventati più profondi
degli altri, che ne sappiamo più degli altri, e che allora possiamo essere
presuntuosi e arroganti, e dire cosa si deve fare e cosa non si deve fare,
oppure fingiamo di aver rispetto per tutti, anche per chi non la pensa come
noi, ma, sotto sotto, dentro di noi, guardiamo quegli sfigati dall’alto in
basso.
Ma la verità invece
è che non abbiamo capito proprio nulla.
E ancora pensiamo,
meditiamo, studiamo, facciamo tutti i piccoli maestri, e mentre siamo così
assorti a pensare arriva un giorno in cui tutta la vita è passata. Quella vera
intendo, fatta di cose vere, fatta dell’unica cosa che ci rende davvero vivi:
le emozioni. Così concentrati a voler capire invece di capire e basta.
Oggi è domenica
mattina, e ancora una volta guardo l’oceano dalla finestra della mia camera.
Quell’oceano che si è preso il mio silenzio, che mi ha costretto ad ascoltare
la sua voce.
E poi anche Pandora
si è presa il mio silenzio. Perché lei parla sempre. Ogni mattina, alle sei
salta sul mio letto e mi lecca i capelli, mi pulisce il pelo insomma. Si prende
cura di me, è carina, vero? E poi miagola, perché noi dobbiamo parlare, perché
noi dobbiamo comunicare, perché la vita non è silenzio, perché la vita è
musica, la musica dei suoi miagolii, la voce delle onde, del vento che mi
soffia tra i capelli quando al galoppo percorro i chilometri di spiaggia con
Asufel.
Ho una cucina
bellissima. Tutta bianca, con l’isola, come piacerebbe a te. E noi ci avremmo
cucinato un sacco di belle cose, e poi avremmo fatto le torte per i nostri
compleanni, e saremmo invecchiati insieme, e Pandora avrebbe leccato anche i
tuoi capelli, e avrebbe amato anche te, come io ti ho amato.
Chi ha deciso che
dovevi lasciare questo mondo? Perché mi hai lasciato qua? Perché io lo sapevo
perché volevo vivere, e anche per cosa sarei morto, ma tu ora non ci sei più, e
io ora davvero non lo so.
Dio è una parola, è
solo un’invenzione, sono invenzioni i maestri da seguire, la filosofia, l’etica.
Non ci servono,
sono storie che possiamo non imparare, non mi serve nessun Dio di fronte a un
cucciolo indifeso, o innanzi agli occhi di un bambino che mi tende la mano e mi
sorride. E dove sta questo Dio quando la gente muore massacrata, i bambini
uccisi e l’uomo continua a compiere le peggiori nefandezze?
La vita è guidata completamente
dal caso, dal caos, ma la nostra incontrollata paura vuole convincerci che invece un
ordine ci deve essere, perché altrimenti non è possibile, perché se no insomma
fa troppo schifo, non può mica essere tutto qui.
La verità è che la
vita è completamente e totalmente priva di senso, e se gliene vogliamo dare
davvero uno dobbiamo riempirla di profumi e di sapori, dobbiamo riempirla di
quell’unica cosa che eleva l’uomo e chi si chiama amore e che ti fa sentire
infinito ed eterno, oppure semplicemente un essere umano, ma una donna o un
uomo che sa perché sta vivendo.
E’ arrivato il
momento di pranzare, ho fame. E anche Pandora ce l’ha.
Stenderemo una
coperta appena fuori di casa, sulla sabbia, e mentre parleremo, ascolteremo
insieme la voce dell’oceano.
Raffaele Ranieri - tutti i diritti riservati-
Raffaele Ranieri - tutti i diritti riservati-
Semplicemente incantevole. passa come un vento a spazzare via le stasi, questo ennesimo ( e per fortuna! ) racconto chirurgico che ci doni. Il miagolio di un gatto è amore, il silenzio dell'oceano lo è; l'assenza di gentilezza ci fà riconoscere l'amore, essendone un' opposto. L'amore non codiviso, assente, strappato, morto, potrebbe essere una porta verso l'annullamento, lo speco, la povertà. Eppure può essere.. un modo per proseguire, stando a forze invisibili, che ancora sappiamo volere. uso dire che.. gli angeli esistono se non smettiamo di sentirli. Allora usciamo, con in mano la fame e nell'altra la tovaglia, Asufel e andiamo a mangiare nell'abbraccio dell'oceano. Senza libri
RispondiEliminaAnche la voce dell'oceano è "amore". L'amore di Colui che ha creato tutto.
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