domenica 23 ottobre 2011

Io so cos'è l'amore - Capitolo 5 - Il pianto di Chiara



Chiara scappa. Corre. Il cuore implode dentro di lei.
Chiara non pensa. Chiara non ama. Chiara vuole sparire.

Corre. Come se volasse.
No. Chiara precipita, nell'inganno, nei falsi sentimenti.
Chiara viene inghiottita dalle sue paure.

E poi non pensa più a Jacques. Nè a Giada. Lì insieme.
Attori inconsapevoli o consapevoli della loro più grande interpretazione: il loro matrimonio, sul palcoscenico della vita, innanzi a una graziosa chiesetta bagnata dal Naviglio, innanzi alla loro più beneamata spettatrice: Chiara.
Felicemente ingannano loro stessi.
Consacrando la loro unione innanzi a un Dio che non conoscono e dimenticano.

Jacques e Giada. Polarità arcane di mondi opposti, la donna e l'uomo, yin e yang.
Fuga estemporanea da un mondo di sofferenza.

Giada. Intelletto e ragione. Equilibrio e serenità, come l'acqua statica di un lago.
Jacques. Emozioni e cuore. Senza alcun controllo, nè logica alcuna. Come un torrente che impetuoso discende la montagna, senza fermarsi, incurante di ogni cosa, se non il suo scorrere incessante.

Jaques. Sogno di cristallo infranto in una tiepida mattina d'autunno.

"Perchè? Perchè sono così fragile? Ho distrutto tutto. Ogni singola cosa. Sono fuggita dall'amore. Quello che avevo dentro di me. L'ho imprigionato nella più profonda delle segrete. Senza pietà. Ho avuto paura. Ho corso. Ho inseguito le chimere di questo mondo. Un mondo che non è più per noi.
Un mondo che non è più per gli uomini. Un mondo che non vuole più arrendersi all'amore. Su cui l'odio tenta di dilagare. E lo vediamo. In ogni istante. Persino la nostra terra si ribella a noi, tremando con vigore, innalzando sino a confondersi col cielo le onde del mare.
Jacques. Come sono stupida. Come siamo stupidi. Ho creduto di amarti in un istante. Ho creduto che le nostre anime si sarebbero fuse in una. Ti ho donato me stessa. Il mio corpo. Ma non il mio cuore. Anche se ho creduto di farlo.
Vedi, Jacques, io non so più dov'è il mio cuore. Perchè continuo a volerlo non vedere.
Eppure lui continua a battere, palpitare e pulsare musicalmente. Lì, quì davanti a me, urlando: -Chiara!! Svegliati, sono qui, solo qui troverai il significato più profondo dell'amore! Perchè scappi? Dove vuoi andare?-
Non lo so, Cuor mio. Non lo so. Io... non so  più chi sono... Chiara? Sono un nome? O sono il mio corpo? O questa testa che pensa?
Non voglio più pensare. Non voglio più nessun uomo. Non voglio più.. amare?
Cos'è la vita senza l'amore?"

Chiara lascia automaticamente che la sua mano esplori la tasca dei suoi jeans, ne estrae un foglietto, consunto. Sulla carta impresse le parole di colui a cui, in un passato che sembra così lontano, con Cuore aperto, chiese un figlio.

Chiara ancora una volta le legge, lascia che esse la rapiscano, per portarla in un mondo di luce, ancora una volta, per un fugace istante, senza tempo e senza spazio:


coglierti come una rosa
essere la fonte che ti disseta

inebriarmi della tua anima
avvolgerti in un abbraccio di infinito amore


amami senza tempo e senza spazio
ti condurrò oltre la soglia dell'eternità



Chiara. E le sue lacrime.
Le sente scorrere. Perle incolore, senza consistenza, discendono lungo la nostra esistenza, affinchè non ne dimentichiamo il suo sapore talvolta amaro.
Chiara ora non vuole più pensare. Non ora. Chiara non vuole ascoltare il suo Cuore.
Chiara adesso vuole solo piangere.

Raffaele Ranieri - tutti i diritti riservati

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